La Prevalenza Del Cretino by Carlo Fruttero & Franco Lucentini

La Prevalenza Del Cretino by Carlo Fruttero & Franco Lucentini

autore:Carlo Fruttero & Franco Lucentini [Fruttero, Carlo & Lucentini, Franco]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-05-22T10:22:35+00:00


Ogni

cannonata

sovietica

gli

arrivava

direttamente all'anima, squassandoli come fa la tempesta coi teneri arboscelli. Solo una forza di carattere eroica, addirittura sovrumana, che fa impallidire perfino quella degli insorti di Budapest, gli permise di mantenere la calma, la misura, la disciplina, e naturalmente il silenzio. E l'invasione della Cecoslovacchia? Be', sono passati appena dieci anni, e certi autori hanno bisogno di far decantare a lungo i loro materiali. Ma si può star certi che i carri russi a Praga stritolarono e maciullarono (moralmente, s'intende) un gran numero di questi comunisti proustiani. E

si può star certi che tra vent'anni ci racconteranno le lancinanti torture che patiscono oggi, vedendo l'Urss, madre del socialismo, abbandonarsi sempre più scopertamente, e senza nemmeno l'alibi di uno Stalin, l'incubo di un Hitler, al calcolo freddo e brutale, all'appetito strategico, alla piroetta

opportunistica, al puro gioco dei rapporti di forza, insomma a una visione pokeristica della storia per distruggere la quale il comunismo era nato. Ci descriveranno ogni lacrima della loro crisi, ogni sfumatura del loro smarrimento quando intravidero l'ultima, la più tragica verità: un Paese comunista può benissimo fare la guerra a un altro Paese comunista, falce e martello non garantiscono affatto la pace e la fratellanza universali, si continuerà ad ammazzare e venire ammazzati per un paragrafo di Lenin o un piano quinquennale anziché per il ripicco di una regina o un sopruso papale. Oggi essi tacciono, o parlano a frasi cifrate, come si usa nei salotti del boulevard Saint-Germain. “Si tratta di vicende dolorose e complesse”, mormora un signore in frac, facendo scorrere il diafano dito su una carta d'Africa color malva,

“che affronteremo con la nostra abituale concretezza, chiarendo ai compagni di colore che la lotta contro il colonialismo...”

“Forse,” lo interrompe una dama, alzando di un briciolo la veletta per mordere un cioccolatino “forse, amico mio, è mancato da parte nostra un "je ne sais quoi", una certa impostazione, un certo approfondimento teorico?” Non lasciamoci ingannare dai discorsi mondani. Chiusi nella torre d'avorio del partito, protetti da pareti di sughero contro gli sconvolgenti pollini dell'oggi, questi umbratili e schivi artisti della rimembranza preparano le nostre letture di domani. Non per niente sono gli uomini dell'avvenire. La faccia dei dadi. Quanto più il momento

sembra politico, tanto più si avvicina invece al puro gioco di scommessa. In realtà, né lo Stato né le B.r. possono prevedere quale faccia mostreranno i dadi. C'è davvero nel Paese una piena d'odio represso per la D.c., il capitale, il sistema, pronta a tutto travolgere purché qualcuno le apra uno spiraglio nella diga? O è vero il contrario, e sarà allora una rabbia reazionaria lungamente covata a esplodere infine vittoriosamente? Nessuno lo sa. I giocatori s'illudono con teorie meticolose, sistemi infallibili, statistiche. Ma le incognite sono troppe. Il popolo insorgerà compatto contro ogni legge speciale. I comunisti lo controlleranno. Sarà il popolo a trascinare i comunisti. Il popolo non esiste. La Nato non si muoverà. Gli americani manderanno i marines. L'Urss starà a guardare. Non si può contare su un esercito di leva e per di più inquinato.



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